Berlino - 10/Aug/2005 «»


La nostra giornata di visite è iniziata alle 10.00 e si è conclusa alle 19.30.
Questa volta, usciti dall?area di sosta, siamo andati a sinistra, alla fermata del metrò Reinichendorfer strasse, ed è risultata essere più vicina.
Siamo scesi, dopo quattro fermate, ancora in Friedrichstrasse e ci siamo concessi un costoso caffè da Starbucks (dovrò tornare nei prossimi giorni a prendere una loro tazzona con la scritta ?Berlino?) e poi siamo andati al Pergamon Museum, passando per Georgenstrasse.
Siamo arrivati alle 10.20 (apriva alle 10.00) e c?era già una lunga coda.
Le cose più importanti da vedere sono in effetti le più famose: l?altare di Pergamo, la porta del mercato di Mileto, nascosta purtroppo dietro una rete di protezione, e la porta babilonese di Ishtar. Il resto carino, ma meno emozionante.
Da qui siamo scesi lungo la Friedrichstrasse per vedere la Deutscher Dom e la Franz Dom, la seconda parzialmente impachettata per lavori. In mezzo svetta il teatro Schauspielhaus e la statua di Schiller, circondata dalle muse della lirica: la Drammaturgia, la Filosofia e la Storia. La chiesa francese contiene numerosi documenti che illustrano la storia delle Riforme, mentre quella tedesca contiene documenti fotografici che illustrano lo sviluppo dei movimenti democratici in Germania a inizi ?800.
Siamo arrivati sino al Checkpoint Charlie ed abbiamo subito notato il cartellone con la foto del soldato tedesco e dietro quella del soldato americano (o viceversa).
Lungo la Friedrichstrasse siamo entrati nei quartieri 205-206-207, ricchi di negozi di grande moda e grandi firme, oltre a diversi locali dove mangiare, e così ne abbiamo approfittato per far pranzo in un self service. Io mi sono presa delle polpette con il riso, mentre Marco una cotoletta con patatine.
Al pomeriggio siamo andati al Museo Ebraico e la prima parte è davvero molto interessante, emozionante e ben organizzata: ci sono tre percorsi che si intersecano, quello della continuità, quello dell?esilio e quello dell?olocausto.
La continuità ci è data dalle lettere e dalle testimonianze di chi ha vissuto quegli anni.
L?esilio è rappresentato, all?esterno dell?edificio, da 49 lastroni altissimi di pietra; 48 indicano l?anno in cui è stato fondato lo stato d?Israele, e l?ultimo invece rappresenta la città di Berlino. Sulla sommità dei lastroni ci sono degli ulivi. Il pavimento è leggermente in obliquo, per comunicare, insieme ai lastroni, il senso di disorientamento che hanno provato gli ebrei che sono dovuti fuggire dalla Germania.
L?olocausto, invece, è rappresentato da una stanza stretta, fredda e buia, con un soffitto altissimo ed uno spiraglio, in alto, da cui entra un poco di luce e di rumori. Qui l?autore ci vuole far capire cosa hanno provato le persone rinchiuse nei campi di concentramento, sentendo la vita scorrere all?esterno, ma essendo comunque impossibilitati a uscire.
Un?altra zona è emozionante: in una ?stanza? con soffitto altissimo, ci sono per terra centinaia di facce stilizzate di ferro e qui l?autore chiede di calpestarle, per capire il senso di umiliazione che hanno provato gli ebrei durante l?olocausto. Noi comunque non ce la siamo sentiti di farlo.
Stanchi morti abbiamo preso il metrò e siamo scesi in Potsdamer Platz, ricostruita negli ultimi anni con grattacieli spigolosi e futuristici,   per vedere il famoso Sony Center.
Oltre al negozio della Sony, in cui ci siamo potuti connettere ad internet gratuitamente e controllare la posta, abbiamo fatto anche merenda in uno dei pub della ?piazza?.
Andando verso la metrò per tornare al camper abbiamo visto un altro centro commerciale a tre piani e vi abbiamo fatto un giro. Vi sono marche conosciute, tra cui H&M, Benetton, Body Shop, Mandarina (credo anche con proprietario italiano), Footlocker.

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