Kyoto - Kyoto - Kyoto - 29/Dec/2017 «»
L’appuntamento con Milo, mio cugino australiano (sua mamma e mia nonna erano sorelle), e sua moglie Carmel era previsto alle 10.15 a
Kyoto, nella hall dell’hotel Granvia, all’interno della stazione, quindi abbiamo regolato la nostra sveglia di conseguenza. Ieri sera avevamo prenotato i posti sul treno, il cui tragitto è di soli 15-20 minuti. Una volta fatto il check out in hotel, ci siamo accorti che lo shuttle era appena partito, così abbiamo preso il taxi e abbiamo anche approfittato per farci portare direttamente alla stazione di Shin-Osaka, così da non dover fare il cambio alla Osaka Station, avendo con noi i bagagli. Il treno regionale su cui siamo saliti era piuttosto vecchiotto e in tutto il nostro vagone eravamo ben in 5 persone. Abbiamo facilmente individuato il luogo dell’incontro, dalle scritte evidenti dell’hotel, ed abbiamo ricercato gli armadietti per lasciare i bagagli all’interno della stazione. Ce ne sono molti e tra questi abbiamo scelto quelli di fronte all’ufficio del turismo, così da ritrovarli più facilmente. Fortunatamente una ragazza ci ha aiutato nell’impostare il blocco dell’armadietto ed effettuare il pagamento, per quanto semplice, e ci ha anche spiegato come aprirlo al termine dell’affitto. Siamo riusciti a far stare tutto dentro un unico armadietto grande. Nella hall dell’hotel siamo stati avvicinati, dopo 5 minuti di attesa, da una parente giapponese di Carmel, con cui trascorreremo la giornata, ma che quasi non parla inglese. Dopo circa 15 minuti sono arrivati anche Carmel e Milo, che non vedevamo dal 2008, quando ci siamo incontrati a New York. Abbiamo preso un paio di treni per
Fushimi Inari e percorso dei vecchi e vivaci quartieri, ricchi di negozi e ristoranti.
Purtroppo c’era tantissima gente e così anche al santuario, famoso per i suoi Tori arancione vivace, di cui ci sono tantissime foto affascinanti in internet, e non siamo riusciti a godere appieno di questa maestosità; magari riusciremo a tornare nei prossimi giorni.
A piedi ci siamo spostati al
tempio Kiyomizu-dera, percorrendo ancora bellissime stradine antiche.
Il tempio è rinomato per la sua struttura in legno che offre un bel panorama sulla città, soprattutto al tramonto. Purtroppo il corpo centrale del tempio, e certamente il più scenografico, era impacchettato per lavori di ristrutturazione, quindi non siamo riusciti a gustarne la bellezza.
La nostra “guida” ha scelto un ristorante carino dove assaggiare i soba o gli udon, gli spaghetti stretti o larghi, cucinati freddi o in brodo. Tutti abbiamo optato per quelli in brodo, data la mattinata freddina e piovigginosa.
Siamo arrivati fino al famoso
quartiere di Gion, dove è possibile a volte vedere le geishe, di solito verso le 17, ma noi non siamo stati fortunati.
Abbiamo comunque visto tantissime donne vestite con il kimono, che viene noleggiato per tradizione durante i giorni di festa.
Siamo tornati poi in stazione a prendere i bagagli e ci siamo dati appuntamento per cena.
Il nostro ryokan, dove ho prenotato la prima notte a Kyoto, non è molto distante, circa 15 min a piedi, ma avendo i bagagli e non conoscendo la strada, abbiamo preferito farci la coda per prendere il taxi. Avevo ricevuto una mail con l’indicazione di un pin da utilizzare al nostro arrivo, che ci sarebbe servito sia per il cancello esterno sia per l’accesso alla nostra camera. All’ingresso ci hanno fatto togliere le scarpe e riporle in appositi armadietti e ci hanno consegnato delle ciabatte. La camera è molto carina, classica, ma comunque molto confortevole e con elementi moderni, come la macchina del caffè della nespresso ed il caricatore per cellulari.
All’esterno abbiamo anche un piccolo giardino zen che apprezzeremo domani con la luce.
La stanza da bagno è tutta con traversine in legno e sul letto abbiamo trovato due kimoni da indossare.
Uscendo per andare a cena, alla reception ci hanno regalato due sacchettini scaldamani da tenere in tasca. A piedi siamo tornati in stazione per incontrarci con Carmel e Milo ed insieme siamo andati alla ricerca di un posto dove cenare. Saremo entrati in quasi 10 locali, trovando tutto pieno. Quasi disperati abbiamo iniziato a bussare indiscriminatamente a tutte le porte, scovando alla fine un piccolo localino, di 2 tavoli da 4 posti, più qualche posto al bancone, gestito da una piccola signora simpatica e sorridente, dove abbiamo assaggiato l’okonomiyaki, una frittata cucinata sulla piastra, con alcune basilari alternative tra cui scegliere. Molto buono, esperienza assolutamente positiva!
Ci siamo quindi dati appuntamento per l’indomani mattina, anche se noi ce la prenderemo più comoda, avendo da cambiare hotel e spostare quindi i bagagli.
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